Nel 1967 si trasferisce a Roma dove ritrova un ambiente già conosciuto durante le frequenti incursioni fatte negli anni precedenti (nel' 54 aveva esposto al Salone d'Estate degli Astrattisti e alla Galleria delle Carrozze; nel '59 e nel' 63 aveva allestito mostre personali nella Galleria La Salita).


Frequenta non solo il mondo dei giovani pittori ma diventa amico di Corrado Cagli, Giulio Turcato, Mario Schifano, Emilio Villa che gli dedicherà l'«Epigrafia maggiore». (9)





In questi anni approfondisce l’uso del colore e vincola il segno in più stringenti strutturazioni geometriche, ricerca che approfondirà nel decennio successivo. Si apre una nuova fase che B.Passamani definisce «dell'emozione strutturata e del dialogo con la geometria» (1)
Nel 1971 espone le sue prime «Assonometrie» dalle forti tonalità alla Galleria Regis di Calice Ligure, ambiente stimolante che ruota attorno all'atelier di Emilio Scanavino.


Nel 1973 alla Galleria dell'Oca di Roma, mette in mostra i primi grandi formati del nuovo ciclo che saranno esposti anche nel 1975 alla Galleria Nanni di Bologna e a Milano nella Galleria Gastaldelli. Scriverà di queste opere Guido Ballo «Sono costruzioni disegnate con sottili alterazioni prospettiche, con spostamenti che fanno intuire il provvisorio esistenziale, accentuato da segni lievi, quasi che tutto si corroda a poco a poco, con campiture nette di colore, in una misura, in un nitore fantastico [...]»(4)



E' di questo stesso anno un'opera apparentemente isolata nella produzione di Sordini, «Omaggio a Raffaello», dove vengono analizzati i rapporti spaziali e volumetrici dello «Sposalizio della Vergine».




Sul piano prospettico della piazza pavimentata rimangono solo il tempietto centrale e la figura del giovane pretendente che spezza la verga non fiorita, «un’operazione condotta con la consapevolezza
ironica e l'estro grafico suoi propri». (1)

La stessa attenzione per i rapporti spaziali torna nell'installazione in mostra alla Galleria Il Salotto di Como, composta da sei grandi quadri monocromi e sei paracarri dipinti in finta pietra.



Nel volume centrale c'è memoria del tempietto che appare nel dipinto dedicato a Raffaello. Quest'opera segnala l'accentuarsi dell'interesse a collocare nello spazio oggetti tridimensionali che nel tempo porterà la sua ricerca «nella condizione intermedia tra due discipline, dotate di statuti diversi, arte e architettura che si incontrano nel luogo intermedio del monumento» (5)
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